Proposta di legge dell’on. Gero Grassi per le ‘unioni di fatto’

Proposta di legge dell’on. Gero Grassi per le ‘unioni di fatto’


Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Gruppo Pd Camera dei Deputati

La proposta di legge “Riconoscimento giuridico di diritti, responsabilità e facoltà alle persone che fanno parte di unioni di fatto e delega al Governo per la disciplina della successione tra le medesime”vuole dare risposte ad una esigenza dei tempi.
Al di là delle preferenze di ciascuno, negli ultimi anni si è registrata un’espansione del fenomeno delle unioni di fatto delle coppie eterosessuali, che spesso costituisce una tappa intermedia verso il matrimonio, ma anche delle coppie omosessuali. Si tratta, quindi, di realtà ormai sempre più presenti nel nostro tessuto sociale.
La proposta di legge nasce da questa evidenza e si pone  l’obiettivo di ricercare soluzioni che valgano a prescindere dall’orientamento sessuale; una sorta, cioè, di «regole ombrello», valide per entrambi i casi di coppie eterosessuali e di coppie omosessuali, e non una giustapposizione tra soluzioni diverse…


Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Gruppo Pd Camera dei Deputati

La proposta di legge “Riconoscimento giuridico di diritti, responsabilità e facoltà alle persone che fanno parte di unioni di fatto e delega al Governo per la disciplina della successione tra le medesime”vuole dare risposte ad una esigenza dei tempi.
Al di là delle preferenze di ciascuno, negli ultimi anni si è registrata un’espansione del fenomeno delle unioni di fatto delle coppie eterosessuali, che spesso costituisce una tappa intermedia verso il matrimonio, ma anche delle coppie omosessuali. Si tratta, quindi, di realtà ormai sempre più presenti nel nostro tessuto sociale.
La proposta di legge nasce da questa evidenza e si pone  l’obiettivo di ricercare soluzioni che valgano a prescindere dall’orientamento sessuale; una sorta, cioè, di «regole ombrello», valide per entrambi i casi di coppie eterosessuali e di coppie omosessuali, e non una giustapposizione tra soluzioni diverse.
Più complicata è la distinzione tra diritti delle persone (riconosciuti) e diritti delle unioni (non riconosciuti). Se si tratta di diritti è chiaro, come hanno già rilevato in molti tra gli studiosi e tra i responsabili politici, che essi devono essere opponibili ai terzi, e quindi che non possono essere limitati ai rapporti tra privati (che poi la legge li ponga nel codice civile o, comunque, in altre discipline di natura privatistica, è scelta secondaria) ed è altresì evidente che, se questi sono diritti che spettano a persone che «fanno parte delle unioni di fatto», bisogna pure trovare un modo per certificare che ciò corrisponda a un’effettiva realtà, e pertanto rilevare giuridicamente, ovvero amministrativamente, l’esistenza delle unioni di fatto.
La differenza con la famiglia, dunque, sembra poter essere la seguente: la famiglia è fondata sul matrimonio, pertanto i diritti specifici sono consequenziali a quel fondamento. Le unioni di fatto, invece, sono realtà nelle quali il diritto nasce dal fatto, non da un fondamento; sono una tipologia di «formazioni sociali» come ha affermato più volte la Corte costituzionale, in cui i diritti sono riconosciuti rispetto alla funzione di fatto esercitata dalle stesse unioni.
Gli obiettivi della proposta di legge sono così sintetizzabili:
          a) definire sempre i diritti come diritti delle persone nelle unioni e non delle unioni come tali;
          b) prevedere la certificazione a livello comunale non per celebrare unioni, ma per formalizzare la loro previa esistenza, per cui il diritto nasce dal fatto e non viceversa;
          c) prevedere che i diritti siano proporzionati ai doveri e che, pertanto, coinvolgano almeno l’estensione dell’assistenza sanitaria e penitenziaria, la successione nel contratto di locazione, il titolo di preferenza per l’inserimento nelle graduatorie occupazionali e per l’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, i trattamenti previdenziali e la successione.