30 Set Mozione presentata dall’on. Livia Turco e dall’on. Gero Grassi
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in Atti della Camera
E’ stata presentata dall’on. Livia Turco e dall’on. Gero Grassi una mozione
finalizzata ad arginare la povertà e la disuguaglianza sociale in Italia.
Mozione concernente iniziative per il contrasto della povertà e della disuguaglianza sociale

il quadro appare particolarmente critico se si considera che, secondo 1’Istat, alla fine del 2006, poco più di 1 milione di famiglie dichiara di non aver avuto denaro per comprare il cibo, quasi 2 milioni e mezzo per pagare spese mediche, l milione e 700 mila per il trasporto, 2 milioni e 800 mila per le tasse e 4 milioni per l’acquisto di vestiti. Inoltre, quasi 3 milioni e mezzo di famiglie riferiscono di arrivare con molta difficoltà a fine mese, 6 milioni e 800 mila famiglie non riescono a far fronte a una spesa imprevista di circa 600 euro con risorse proprie o della rete familiare;
la condizione economica delle famiglie è fortemente legata a quella dell’occupazione delle donne che rappresenta un vero e proprio “antidoto” alla povertà. Va quindi segnalata la preoccupante situazione dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno che ha visto tra il 2004 e il 2006 un consistente aumento di non forze di lavoro “scoraggiate”, oltre a livelli elevati di disoccupazione. In questa ripartizione l’occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni si attesta solo sul 31,1 per cento;a fronte di questa grave situazione, nel 2005 la spesa sociale in percentuale del prodotto interno lordo raggiunge in Italia un valore solo del 26,4 per cento, contro il 27,8 per cento dell’Europa dei quindici, situandosi molto al di sotto di quella sostenuta da Paesi come la Svezia (32 per cento ) e la Francia (31,5 per cento). Alla funzione “famiglia e infanzia” è destinato appena l’1,1 per cento del prodotto interno lordo (il 2,2 per cento nell’Europa dei quindici; il 3 per cento in Svezia), ai disabili l’1,5 per cento (il 2,1 per cento nell’Europa dei quindici; il 4,8 per cento in Svezia), alla “disoccupazione – politiche di reinserimento” lo 0,7 per cento (l’1,7 per cento nell’Europa dei quindici e l’1,9 per cento in Svezia) e all’esclusione sociale e le politiche abitative appena lo 0,1 per cento (0,9 per cento nell’Europa dei quindici; l’1,2 per cento in Svezia);nell’ultimo secolo, la maggior parte dei Paesi europei si è dotata di sistemi di protezione del reddito per combattere la povertà e quasi tutti i Welfare States hanno predisposto strumenti di reddito minimo garantito. Nonostante le notevoli differenze che contraddistinguono i provvedimenti nei vari Paesi, l’idea centrale è quella di proteggere tutti i cittadini dalla povertà estrema. Tra i Paesi europei solo Italia, Ungheria e Grecia non hanno ancora introdotto sistemi di reddito minimo;individuare le misure di contrasto della povertà, intervenendo ex post sul reddito guadagnato oppure ex ante per prevenire le condizioni di povertà, è sicuramente un’operazione complessa, poiché tutte le politiche sociali ed economiche potrebbero dovere essere prese in considerazione;il problema della disuguaglianza impatta fortemente su altri aspetti fondamentali del vivere e le condizioni di salute sono tra le più importanti. Politiche sui determinanti della salute e contro povertà ed esclusione sociale sono fondamentali per il miglioramento del benessere psicofisico della popolazione; i dati del rapporto Istat sulla salute mostrano che, scendendo lungo la scala sociale e passando da Nord a Sud, aumenta lo svantaggio degli individui e che i poveri del Sud versano in peggiori condizioni di salute rispetto a quelli del Nord. A fronte di questo, l’attuale organizzazione dei livelli di assistenza del sistema sembra in grado di rispondere ai bisogni fondamentali e, dunque, è indispensabile che non venga diminuita, anzi venga aumentata la sensibilità dei livelli di assistenza ai maggiori bisogni delle persone più svantaggiate;il problema delle disuguaglianza riguarda anche l’accesso alle nuove tecnologie; i dati Istat mostrano che tale accesso è minore per i ragazzi delle classi sociali più basse e del Mezzogiorno, poiché l’alfabetizzazione avviene ancora quasi esclusivamente all’interno della famiglia ed è appannaggio di quelle più abbienti. È fondamentale, dunque, che la scuola sia messa in condizioni di agire per riequilibrare la situazione, garantendo un’alfabetizzazione per tutti, impegna il Governo: ad adottare tutte le misure atte a prevenire le condizioni di povertà, assumendo come riferimento l’Agenda sociale europea, i cui obiettivi indicati sono:a) creare una strategia integrata che garantisca un’interazione positiva delle politiche economiche, sociali e dell’occupazione;b) promuovere la qualità dell’occupazione, della politica sociale e delle relazioni industriali, consentendo, quindi, il miglioramento del capitale umano e sociale;c) adeguare i sistemi di protezione sociale alle esigenze attuali, basandosi sulla solidarietà e potenziandone il ruolo di fattore produttivo;d) tenere conto del “costo dell’assenza di politiche sociali”;a prevenire e combattere tutte le forme di povertà, incidendo su alcuni aspetti strutturali del nostro Paese, attraverso la buona e piena occupazione femminile, l’adozione di misure fiscali e monetarie a sostegno dei figli, l’elaborazione di politiche di conciliazione tra lavoro nel mercato e responsabilità di cura per donne e uomini, l’accesso ai servizi socio-educativi per la prima infanzia, l’adozione di misure per prevenire, rallentare, prendere in carico la non autosufficienza attraverso la piena, concreta e reale attuazione del fondo, una politica della casa a partire dagli affitti;a promuovere un piano nazionale integrato di lotta a tutte le forme di povertà, articolato nei seguenti punti:a) definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (lep), così come previsti all’articolo 22 della legge quadro n. 328 del 2000 e dall’articolo 117, secondo comma 2, lettera m), della Costituzione ed integrazione con risorse economiche adeguate del fondo nazionale per le politiche sociali, in modo da garantire su tutto il territorio nazionale sia risorse adeguate per il mantenimento, sia opportunità per l’inserimento sociale, al fine di assicurare ad ogni famiglia, che non disponga di un reddito superiore alla soglia di povertà, così come definita dalla norma, la possibilità di esigere un’erogazione monetaria transitoria di integrazione del proprio reddito, attraverso un reddito di “solidarietà attiva” o un “reddito minimo d’inserimento”, da conseguire attraverso un’imposta negativa, che sostituisca i trasferimenti monetari definiti a livello locale per incrementare la rete integrata dei servizi; b) previsione del vincolo di tale reddito di “solidarietà attiva” o “reddito minimo d’inserimento” a misure d’inserimento sociale e lavorativo da articolarsi in una serie di azioni, quali la fuoriuscita da situazioni di illegalità, percorsi di superamento dalle dipendenze, completamento dell’istruzione scolastica e professionale, assunzione di oneri di cura familiare, percorsi di inserimento lavorativo;c) promozione del diritto alla salute dei gruppi più vulnerabili, tramite le seguenti misure urgenti: 1) l’emanazione del decreto sui livelli essenziali d’assistenza da parte del Governo, garantendo in modo particolare la continuità assistenziale alle persone non autosufficienti e in situazione di disabilità, il nomenclatore delle protesi degli ausili, l’aggiornamento dell’elenco delle malattie rare, il potenziamento dell’attività di screening e di prevenzione rivolta in modo particolare ai gruppi più vulnerabili; 2) la promozione attraverso gli obiettivi del piano sanitario nazionale delle case della salute e della medicina d’iniziativa, per coinvolgere attivamente le persone più fragili nella rete dei servizi, andando loro incontro nei loro luoghi di vita e di lavoro; 3) la promozione delle iniziative per la salute dei migranti e per la prevenzione delle malattie della povertà, anche attraverso il potenziamento del Centro nazionale per la salute dei migranti presso il San Gallicano;d) contrasto della povertà minorile e blocco della trasmissione intergenerazionale della povertà attraverso un adeguato sostegno al reddito delle famiglie, con la promozione dell’occupazione e misure economiche quali la dote fiscale per i figli e lo sviluppo di una rete dei servizi socio educativi per la prima infanzia a partire dal rifinanziamento della legge n. 285 del 1998, “Disposizioni per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, sperimentando nelle zone con un alto tasso di dispersione scolastica il “patto educativo” con i genitori, anche attraverso un incentivo economico dato ai genitori e collegato alla frequenza dei ragazzi a scuola; e) sostegno all’impegno degli enti locali per favorire il mutuo aiuto delle famiglie e del volontariato per promuovere le attività ludiche, di accoglienza e di accompagnamento dei bambini e dei ragazzi per evitare la solitudine, l’abbandono ed anche per favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia dei genitori;f) prevenzione dello scivolamento nella povertà dei cittadini presenti nella “fascia di vulnerabilità” attraverso la creazione del “punto unico di accesso” alla rete integrata dei servizi, per consentire la presa in carico della persona, accompagnandola nell’utilizzo appropriato ai servizi ed alle prestazioni sociali, con particolare riguardo agli obiettivi di:
1) sostenere l’occupazione
2) sostenere locazioni ed interessi passivi sulla prima casa, anche attraverso l’istituzione di un fondo per l’affitto da destinare in particolare ai giovani; 3) sollevare dall’indebitamento e promuovere il microcredito e prestito d’onore, con specifica attenzione alle donne; 4) potenziare l’assistenza domiciliare agli anziani; 5) promuovere con gli enti locali il mutuo aiuto delle famiglie e del volontariato per sevizi di sostegno all’autonomia degli amziani;g) creazione di un fondo nazionale per il contrasto della grave emarginazione, attraverso il rifinanziamento dell’articolo 28 della legge n. 328 del 2000, con l’obiettivo di implementare il sistema dei servizi dedicati all’accoglienza, all’accompagnamento ed alla protezione delle persone in grave emarginazione, di contrastare il disagio nelle periferie urbane e di migliorare il percorso e l’accoglienza umanitaria dei migranti alle frontiere, soprattutto marittime;h) superamento delle discriminazione nei confronti dei migranti, consentendo, in particolare, l’accesso all’assegno sociale ed all’edilizia popolare ai migranti residenti nel nostro Paese da cinque anni;a riferire in Parlamento sul Rapporto annuale sulla strategia nazionale per la protezione sociale e l’inclusione sociale previsto dalla strategia di Lisbona e che il Governo stesso deve trasmettere a Bruxelles entro il 30 settembre 2008;a promuovere ogni anno una tavola rotonda sull’inclusione sociale, analoga a quella europea, con il coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali e gli attori sociali. «Livia Turco, Letta, Soro, Sereni, Bressa, Giachetti, Quartiani, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D’Incecco, Farina Coscioni, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Lucà, Madia». (25 settembre 2008)