
28 Ott Licenziamenti facili: non si può giocare a ‘testa o croce’ sulla vita delle persone.
Posted at 11:01h
in Comunicati Stampa

Il Governo è allo sbando, lo dimostrano i fatti, lo dimostra l’incoerenza, lo dimostrano le scelte assurde, camuffate da ‘decisioni salva Stato’.
Si vuol fare credere ai cittadini che si sta agendo per il meglio e si sta lavorando ad un decreto per generare sviluppo. Il primo provvedimento per generare sviluppo si chiama ‘licenziamenti facili’.
Lo comprende anche un bambino che licenziamento e sviluppo ‘cozzano’, sono due termini in antitesi.
Ci voleva uno stratega della comunicazione per far passare il messaggio che i licenziamenti mettono in moto lo sviluppo. Ed il Presidente del Consiglio lo è…

Il Governo è allo sbando, lo dimostrano i fatti, lo dimostra l’incoerenza, lo dimostrano le scelte assurde, camuffate da ‘decisioni salva Stato’.
Si vuol fare credere ai cittadini che si sta agendo per il meglio e si sta lavorando ad un decreto per generare sviluppo. Il primo provvedimento per generare sviluppo si chiama ‘licenziamenti facili’.
Lo comprende anche un bambino che licenziamento e sviluppo ‘cozzano’, sono due termini in antitesi.
Ci voleva uno stratega della comunicazione per far passare il messaggio che i licenziamenti mettono in moto lo sviluppo. Ed il Presidente del Consiglio lo è.
Siamo di fronte all’ennesima operazione mediatica, senza contenuti. Un’operazione mediatica con la quale il Presidente del Consiglio ha strappato il parere positivo dell’Unione Europea. Ma attenzione, se alle parole non seguiranno i fatti, l’Europa se ne accorgerà ed allora sarà troppo tardi per correre al riparo.
La flessibilità nel lavoro è necessaria. Il mondo evolve velocemente. Tutti dobbiamo essere pronti a seguire le innovazioni che i tempi impongono, ma non si può confondere la flessibilità con la precarietà a vita o peggio i ‘licenziamenti facili’.
La precarietà non aiuta i lavoratori e non aiuta le imprese, riduce la progettualità, la competitività fino a portare l’Italia a divenire fanalino di coda rispetto agli altri Paesi industrializzati.
E’ forse questo il nostro obiettivo? Lasciare che i ricercatori italiani portino le loro idee all’estero? Lasciare che i nostri imprenditori portino le loro aziende fuori dal Paese?
L’attuale governo continua a teorizzare una politica economica e del lavoro che brancola nel buio, partorisce idee e decreti senza progettualità alcuna, per tamponare urgenze e racimolare risorse.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Viviamo in un clima di ansia e di paure.
E’ necessario che lavoratori ed aziende siano in egual misura tutelati. E’ opportuno pensare a soluzioni che diano sicurezza e serenità ad imprenditori e lavoratori. Non si può giocare a ‘testa o croce’ e decidere chi deve continuare e vivere e chi invece deve soccombere. Atteggiamenti di questo tipo sono da medioevo.
Non si gioca con la vita delle persone. L’esasperazione porta ad una indignazione giusta e sacrosanta.
Il primo articolo della costituzione recita: ‘L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.’
Alla luce delle decisioni assunte dal governo Berlusconi mi chiedo: Quale lavoro? Quale sovranità popolare?
Il Centrodestra mostra ancora una volta di attuare una politica assai lontana dai cittadini e dai principi fondamentali della nostra Costituzione.