
14 Lug Lavoro e formazione a ribasso. L’Italia perde ogni possibilità per far ripartire l’economia
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in Comunicati Stampa

Sono i giovani il motore propulsivo del Paese. Soltanto grazie alla loro formazione, l’Italia ha qualche speranza di avanzare culturalmente ed economicamente. Ma si è tagliato così tanto in: formazione, università, ricerca, che i giovani, scoraggiati, hanno deciso di rinunciare allo studio ed alla ricerca di un lavoro.
Il Governo non investendo nella formazione culturale dei giovani, ha condannato il Paese ad occupare gli ultimi posti in classifica per ricerca scientifica, tecnologica, culturale….

Sono i giovani il motore propulsivo del Paese. Soltanto grazie alla loro formazione, l’Italia ha qualche speranza di avanzare culturalmente ed economicamente. Ma si è tagliato così tanto in: formazione, università, ricerca, che i giovani, scoraggiati, hanno deciso di rinunciare allo studio ed alla ricerca di un lavoro.
Il Governo non investendo nella formazione culturale dei giovani, ha condannato il Paese ad occupare gli ultimi posti in classifica per ricerca scientifica, tecnologica, culturale.
Di fatto a crisi si aggiunge crisi, perché tale politica non apre possibilità di sviluppo per nessuno.
I giovani che né studiano, né lavorano sono in forte crescita: sono circa il 28,8% solo nella fascia tra i 25-30 anni. Ciò emerge dall’analisi contenuta nel Rapporto del Cnel sul ‘Mercato del lavoro 2010-2011’.
‘L’economia italiana – spiega il Cnel – è troppo debole per imprimere una svolta alla domanda di lavoro: a fronte di una crescita fra lo 0,5 e l’1% del Pil, le unità di lavoro nel 2011 registreranno ancora una flessione e il tasso di disoccupazione potrebbe salire ancora per qualche trimestre’. L’uscita dalla crisi è molto lenta e l’attuale quadro economico dell’Italia non garantisce il recupero dei posti di lavoro persi’.
Aumentano, inoltre, i neet (not in education or training nor in employment), cioe’ coloro che né lavorano, né studiano.
I dati mostrano che se prima della crisi il tasso di neet si aggirava attorno al 16% tra i più giovani (16-24 anni) e al 24% tra i giovani adulti (25-30 anni), tali percentuali sono rapidamente aumentate, salendo rispettivamente al 18,6% e al 28,8% nel terzo trimestre del 2010.
E’ necessario che il Governo dia un segnale chiaro di inversione di rotta. Non è più tollerabile una politica gerontocratica. L’Italia ha una delle classi politiche più anziane d’Europa. Tutte le posizioni di ‘potere’ sono occupate da anziani.
I risultati ci invitano a riflettere e ad investire sui giovani che sono il presente ed il futuro del Paese.