INTERVENTO ALLA CAMERA DELL’ON. GERO GRASSI – DIBATTITO FIDUCIA AL GOVERNO LETTA

INTERVENTO ALLA CAMERA DELL’ON. GERO GRASSI – DIBATTITO FIDUCIA AL GOVERNO LETTA

 


INTERVENTO DELL’ON. GERO GRASSI

VICEPRESIDENTE GRUPPO PD
DIBATTITO FIDUCIA AL GOVERNO LETTA
11 dicembre 2013
 
 
 
 
Signor Presidente,
Onorevoli colleghi,
Presidente del Consiglio,
Onorevoli Ministri,
Credo sia corretto e giusto che il Presidente del Consiglio on. Enrico Letta abbia chiesto al Parlamento una nuova fiducia rispetto ad una composizione di Governo, mutata nella partecipazione dei Gruppi Parlamentari. 
Non è solo una questione di metodo, quanto di merito, perché questo Governo ha numeri più ridotti di quello precedente, ma sono certo, ha un maggiore collante, una maggiore compattezza, una maggiore volontà non di enunciare, ma di risolvere i problemi degli italiani, con occhio e cuore rivolti soprattutto a quanti in questa società sono ai margini, non hanno voce per reclamare, soffrono condizioni economiche pesanti.
La maggiore compattezza dell’attuale maggioranza deriva da una considerazione analoga sugli interessi del Paese.
Il Governo Letta dovrà prendere atto che Forza Italia, con il voto di oggi, ma io aggiungo non solo con il voto di oggi, si consegna al ruolo di forza demagogica e populista che, sulla base di una sentenza di un Organo dello Stato, decide di ritirare la fiducia.
Evidentemente la precedente partecipazione al Governo Letta non era finalizzata agli interessi generali, ma si basava sul presupposto sbagliato, che stare al Governo può voler dire annullare sentenze definitive della Magistratura.
Noi siamo per la giusta e largamente condivisa divisione della funzione legislativa, della funzione esecutiva e di quella giudiziaria.
Siamo gelosi della nostra funzione, ma rispettosi di quelle altrui, pur nella consapevolezza che l’ordinamento intero auspica una revisione profonda del sistema.
Il Governo che oggi avrà larga fiducia, ha obiettivi ambiziosi e condivisi.
Se qualcuno aveva il desiderio di salvare una persona, noi abbiamo l’ambizione di salvare tutti i cittadini, lo Stato…
 
 

 

INTERVENTO DELL’ON. GERO GRASSI 
VICEPRESIDENTE GRUPPO PD
DIBATTITO FIDUCIA AL GOVERNO LETTA
11 dicembre 2013

 

  

Signor Presidente,
Onorevoli colleghi,
Presidente del Consiglio,
Onorevoli Ministri,

 

Credo sia corretto e giusto che il Presidente del Consiglio on. Enrico Letta abbia chiesto al Parlamento una nuova fiducia rispetto ad una composizione di Governo, mutata nella partecipazione dei Gruppi Parlamentari. 
Non è solo una questione di metodo, quanto di merito, perché questo Governo ha numeri più ridotti di quello precedente, ma sono certo, ha un maggiore collante, una maggiore compattezza, una maggiore volontà non di enunciare, ma di risolvere i problemi degli italiani, con occhio e cuore rivolti soprattutto a quanti in questa società sono ai margini, non hanno voce per reclamare, soffrono condizioni economiche pesanti.
La maggiore compattezza dell’attuale maggioranza deriva da una considerazione analoga sugli interessi del Paese.
Il Governo Letta dovrà prendere atto che Forza Italia, con il voto di oggi, ma io aggiungo non solo con il voto di oggi, si consegna al ruolo di forza demagogica e populista che, sulla base di una sentenza di un Organo dello Stato, decide di ritirare la fiducia.
Evidentemente la precedente partecipazione al Governo Letta non era finalizzata agli interessi generali, ma si basava sul presupposto sbagliato, che stare al Governo può voler dire annullare sentenze definitive della Magistratura.
Noi siamo per la giusta e largamente condivisa divisione della funzione legislativa, della funzione esecutiva e di quella giudiziaria.
Siamo gelosi della nostra funzione, ma rispettosi di quelle altrui, pur nella consapevolezza che l’ordinamento intero auspica una revisione profonda del sistema.
Il Governo che oggi avrà larga fiducia, ha obiettivi ambiziosi e condivisi.
Se qualcuno aveva il desiderio di salvare una persona, noi abbiamo l’ambizione di salvare tutti i cittadini, lo Stato.
Consegnare ai cittadini e al Paese, una nazione cambiata anzitutto nei sentimenti e nel modus operandi, poi anche nel merito della soluzione di grandi problemi che ci affliggono da anni.
Dico queste cose, consapevole che il Governo nasce da una situazione eccezionale, nasce da una legge elettorale incapace di far scegliere i parlamentari ai cittadini, nasce dall’impossibilità di formare un Governo omogeneo, nasce da una eccezionale crisi economica ed occupazionale.
Questo non è il nostro Governo, è anche il nostro Governo. Ma è il Governo al quale 293 parlamentari democratici legittimati, quanto quelli che fanno opposizione, offrono una fiducia ragionata e solida, consapevoli di farlo nell’interesse del Paese.
Certo sarebbe stato bello e facile evitare una coabitazione difficile e ricorrere alle urne esaltando lo spirito di appartenenza e l’orgoglio dell’appartenenza.
Molto più difficile correre la sfida dura del confronto tra diversi anteponendo però le ragioni del Paese.
Credo sarà altrettanto esaltante poter dire, spero quanto prima, insieme consegniamo un Paese risollevato ed avviato alla normalità e da oggi ritorniamo alla nostra democratica alternatività.
A quanti reclamano ogni giorno le elezioni, vogliamo ricordare che queste sono la esaltazione della libertà, della democrazia, del diritto di scelta del cittadino.
Non possono essere la soluzione rispetto alla logica del non decidere, del non scegliere o dell’immobilismo.
Le elezioni si svolgono per dare al Paese la soluzione dei problemi, non per crearne altri.
Il senso di questo Governo è dare risposte al paese in un passaggio delicatissimo e difficile della sua storia.  Ma è un gran senso perché tiene al centro l’interesse generale del Paese.
Ed allora, Signor Presidente del Consiglio, noi del Partito Democratico, il suo partito, ieri, come oggi, sosterremo il Governo con lealtà, serietà, cuore e passione.
Non senza spirito critico, non con atteggiamento subordinato, non con l’obiettivo di far durare il Governo, ma per risolvere e subito i problemi che il Governo ed il Parlamento hanno indicato.
La vita del Governo è direttamente collegata alla soluzione dei problemi.
Vogliamo ricordare alcuni problemi in maniera sintetica.
Pensiamo alle riforme istituzionali che vanno dalla eliminazione del bicameralismo perfetto, con trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie, alla riduzione del numero dei parlamentari, alla riforma, obbligatoria moralmente e giuridicamente, della legge elettorale dando la possibilità al cittadino di scegliere, ma dando al paese la certezza di un vincitore e di una maggioranza solida in grado di governare, a conferma di un bipolarismo migliorabile ma che tenga assieme una visione comune del Paese.
Dobbiamo fare le riforme per rimodernare e velocizzare il paese.
Dobbiamo farle per ridurre la spesa pubblica, dobbiamo farle per avviare la ripresa economica. Dobbiamo farle per spiegare all’Europa che non tutto può essere regolato solo in base ad aridi criteri economici.
Dobbiamo ricordare a tutti che l’Europa nacque non per allargare le differenze, nè per esaltare alcuni e mortificare altri.
L’Europa è inclusione, solidarietà. L’Europa è pace, ma non può essere guerra economica. Noi vogliamo l’Europa dei Popoli democratici, non quella delle banche o della moneta.
Signor Presidente del Consiglio, si avvicina il semestre europeo a guida italiana.
Lei in un precedente intervento in quest’Aula ha giustamente ricordato e rivendicato i precedenti storici dei semestri a guida italiana.
In quest’occasione la sua presidenza lasci un segno al processo di unificazione ed integrazione europea immaginando e realizzando un sistema di recupero delle marginalità sociali attraverso il reimpiego di una parte di quella grande somma che proviene alle banche dai prestiti nazionali ed internazionali.
Dobbiamo fare le riforme per tenere sempre al centro della politica la persona, il cittadino.
Dobbiamo fare le riforme perché questo è il compito che oggi ci viene chiesto da quanti ci guardano con speranza, dobbiamo fare le riforme perché tutti comprendano che il Governo di un paese non può essere destruens, ma deve necessariamente essere costruens.
Dobbiamo fare le riforme, ma nello stesso tempo governare l’Italia per ridurre le ingiustizie e le disuguaglianze, per accorciare le distanze tra quanti continuano ad avere troppo e quanti purtroppo spesso hanno pochissimo.
Non intendo elencare i diversi problemi che l’Italia vive. 
Solo un accenno alla funzione insostituibile della scuola che deve essere sempre agenzia formativa ed educativa, ma deve essere anche accessibile economicamente a tutti quelli che meritano, non solo a chi economicamente è in grado.
Un riferimento al Mezzogiorno, spesso considerato distinto e distante, quasi fosse un problema, invece è una grande risorsa che va riavvicinata, anche fisicamente, al resto dell’Italia.
Ultimo riferimento alla grande risorsa della nostra nazione, le piccole e medie imprese che vanno liberate, caro Presidente Letta, subito, da pastoie burocratiche e regimi fiscali onnivori, perché sprigionino il meglio della creativit à e inventiva italiana e riprendano ad essere il tessuto vitale di una economia che su di loro si basa.
Dobbiamo fare tutte queste cose per ridare speranza, ma anche risposta seria a quanti credono che la violenza, gli insulti, le denigrazioni siano la soluzione del problema e delle difficoltà.
Il Partito Democratico, nella sua complessità, diversità e pluralità, dimostrata anche in occasione dell’ultimo congresso, cui hanno partecipato tre milioni di cittadini a dimostrazione che la voglia di partecipazione e democrazia non passa dal tasto di un computer, ma dai dibattiti, dalle assemblee, dai confronti e dal voto, è in prima fila nel sostenere questo Governo.
Spesso concordando, qualche volta anche discordando, ma sempre con la passione di un gruppo composto da 293 deputati che hanno l’obiettivo di voltar pagina e guardare al futuro con maggiore serenità e speranza.
Basta con la politica del risentimento che ho udito dai banchi di alcune forze politiche.
La politica si fa con i sentimenti, non con risentimento. Se poi riusciamo a farla anche con il sorriso sulle labbra sarebbe ancora più bello e salutare.
Al Presidente del Consiglio, ai Ministri, al Governo intero noi Democratici chiediamo maggiore e migliore incisività.
Chiediamo maggiore coraggio, direi quasi una sana spregiudicatezza finalizzata a fare presto e bene. Non abbiamo molto tempo, il paese è in difficoltà e nella parte sana soffre silenziosamente, ma aspetta miglioramenti concreti, che pur si iniziano a veder, seppur lentamente.
Io aggiungo troppo lentamente.
A questo proposito è opportuno ricordare Enrico Berlinguer che in  quest’Aula sosteneva: “ Quando si chiedono sacrifici alla gente, ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi ”.
Aldo Moro ammoniva: “ Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà, si rivelerà effimera se non sorgerà un nuovo senso del dovere ”.
Non si tratta di parole, ma di azioni positive che ognuno di noi deve considerare pietra miliare dei propri comportamenti.
Nessuno qui e nel Paese giochi allo sfascio perché vinceremo tutti insieme se insieme usciremo dalle difficoltà.
Chi gioca allo sfascio oggi, sarà sconfitto domani.
Chi pensa dallo sfascio di trarre vantaggi, sappia che nella storia repubblicana del nostro paese, sempre chi ha voluto il ricorso anticipato ed immotivato alle elezioni ha subito sconfitte sonore elettorali.
Chi vuole dividere il Paese, subirà divisioni nel proprio elettorato.
Chi vuole umiliare il Paese con comportamenti demagogici, sappia che in questo Paese anni di libertà e democrazia hanno insegnato a tutti che speculare sugli interessi generali e’ fuorviante e non paga.
Al Paese della critica sterile, a quello degli insulti, a quello delle minacce di morte, a quello delle liste di proscrizione, a quello dei gossip, a quello dell’individualismo, a quello della divisione, a quello delle bugie, a quello dei privilegi noi del Partito Democratico anteponiamo il Paese dei cittadini responsabili, il paese della solidarietà, il paese della promozione di uomini e donne protagonisti dello Stato e del cambiamento positivo.