Longevità di massa: una ricchezza per l’Italia

Longevità di massa: una ricchezza per l’Italia

di Gero Grassi
Vicepresidente Commissione Affari Sociali
Camera dei Deputati
 
 
I progressi della scienza e della medicina finalizzati ad allungare la vita sembrano aver raggiunto buoni risultati. Sembra assurdo che la longevità del popolo italiano negli ultimi anni stia diventando un problema anzichè essere un valore aggiunto.
Negli anni la ricerca ha lottato perché la vita fosse tutelata, perché i mali del secolo non seminassero morti in età giovanile, perché la mortalità in genere fosse ridotta e oggi ci ritroviamo a considerare la longevità un elemento di disturbo.
Ritengo inopportuna questa considerazione visto che parto dal presupposto che la vita a qualunque età debba essere tutelata e migliorata.
Altra considerazione è riconoscere che servizi e strutture per gli anziani in Italia stentano a decollare. Ovunque raggiungere la soglia dei 70 – 80 anni di vita è un traguardo, in Italia sembra una colpa…..

 
di Gero Grassi
Vicepresidente Commissione Affari Sociali
Camera dei Deputati
 
 
I progressi della scienza e della medicina finalizzati ad allungare la vita sembrano aver raggiunto buoni risultati. Sembra assurdo che la longevità del popolo italiano negli ultimi anni stia diventando un problema anzichè essere un valore aggiunto.
Negli anni la ricerca ha lottato perché la vita fosse tutelata, perché i mali del secolo non seminassero morti in età giovanile, perché la mortalità in genere fosse ridotta e oggi ci ritroviamo a considerare la longevità un elemento di disturbo.
Ritengo inopportuna questa considerazione visto che parto dal presupposto che la vita a qualunque età debba essere tutelata e migliorata.
Altra considerazione è riconoscere che servizi e strutture per gli anziani in Italia stentano a decollare. Ovunque raggiungere la soglia dei 70 – 80 anni di vita è un traguardo, in Italia sembra una colpa.
La longevità attuale è da considerarsi un traguardo e un successo del lavoro svolto negli ultimi decenni dalla medicina.
Oggi, forse dovremmo preoccuparci degli anziani del domani.
I giovani di oggi, che saranno gli anziani di domani, forse vivranno in condizioni peggiori rispetto ai nostri anni, valutando il lento e tardivo inserimento lavorativo che ormai avviene in età over 30.
Potrebbe succedere che quella che oggi anagraficamente è età pensionabile domani rappresenti metà del percorso lavorativo dei giovani.
Il futuro sessantenne potrebbe avere all’attivo anni di servizio insufficienti per usufruire della pensione, se le condizioni rimangono le stesse. Urge un adattamento di tutte le norme attualmente in vigore, figlie degli anni 80-90, visto che lo scenario sta mutando in modo così radicale.
Questo ritengo sia il vero problema con cui confrontarsi oggi per garantire una vecchiaia migliore domani, per valutare la longevità un elemento di cui essere fieri e non un insormontabile problema da gestire.
I frutti da raccogliere tra venti anni necessitano di una buona “semina” oggi.
In riferimento agli anziani di oggi, ritengo fondamentale garantire una qualità di vita dignitosa a prescindere dalla condizione sociale di appartenenza.
I L.E.A. e i servizi alla persona che con il Governo Berlusconi sono stati ridotti rendono sempre più disagevole una condizione di vita che dovrebbe essere di conclusione serena rispetto al passato e non una condanna per esserci arrivati.
Mi piace molto l’idea di valorizzare l’inserimento degli anziani in servizi accessibili per chi gode di buona salute.
La saggezza e la ricchezza dell’esperienza sono sicuramente utili alle giovani generazioni. Paradossalmente i “nonni” di oggi in molti casi sono i registi delle nuove famiglie in termini economici e organizzativi. E’ un disequilibrio generazionale che in Italia dovrebbe scomparire. In Italia si continua ad essere fortunati se si vive in Regioni ricche e sfortunati se si vive in Regioni povere.
Un’ Italia “leopardata” che non tutela affatto il diritto alla vita che deve essere uguale per tutti.
Il mio impegno va in questa direzione.