Camera dei Deputati del 26/11/2008

Camera dei Deputati del 26/11/2008


L’on. Gero Grassi interviene alla Camera dei

Deputati sulla SANITA’.

Signor Presidente, voglio fare, in aggiunta a quello che già hanno detto i colleghi, alcune semplici riflessioni sul piano di rientro per la parte relativa all’aspetto sanitario.

Credo che il piano di rientro sia un metodo giusto (peraltro già perseguito dal Governo precedente), ma, se da un lato si sottolinea la necessità di un piano di rientro che rimetta ordine nel mondo sanitario ed eviti che in quel settore così delicato vi possano essere abusi e sperperi, ritengo che il piano di rientro, così come il Governo precedente aveva fatto, vada accompagnato da una serie di politiche che, se da un lato giustificano finanziariamente il piano di rientro, dall’altro riconoscono alcuni diritti propri del cittadino che piani di rientro molto forzati possono ridurre nell’effettuazione.
Il Governo precedente, ad esempio, aveva innalzato i LEA (questo è un argomento non completamente estraneo ad un piano di rientro sensato e logico).

Signor Presidente, voglio fare, in aggiunta a quello che già hanno detto i colleghi, alcune semplici riflessioni sul piano di rientro per la parte relativa all’aspetto sanitario.
Credo che il piano di rientro sia un metodo giusto (peraltro già perseguito dal Governo precedente), ma, se da un lato si sottolinea la necessità di un piano di rientro che rimetta ordine nel mondo sanitario ed eviti che in quel settore così delicato vi possano essere abusi e sperperi, ritengo che il piano di rientro, così come il Governo precedente aveva fatto, vada accompagnato da una serie di politiche che, se da un lato giustificano finanziariamente il piano di rientro, dall’altro riconoscono alcuni diritti propri del cittadino che piani di rientro molto forzati possono ridurre nell’effettuazione.
Il Governo precedente, ad esempio, aveva innalzato i LEA (questo è un argomento non completamente estraneo ad un piano di rientro sensato e logico).
Vedo invece nel provvedimento in esame che questa volontà manca, e manca forse per un pregiudizio culturale ed ideologico. Quando si sposta di tre anni la possibilità dell’intramoenia non lo si fa a caso. Ho seguito il dibattito nella precedente legislatura: il tentativo di differire sine die — perché questo è il termine esatto — l’intramoenia vi fu già allora. Capisco che nella società spesso possono venire in conflitto interessi diversi e contrapposti, ma a me hanno insegnato che non si proteggono gli interessi più forti, semmai quelli più deboli. Capisco che vi possano essere medici che sul rinvio dell’intramoenia vogliono costruire ulteriori fortune, ma capisco anche che una sanità che ha l’ambizione di avere al centro l’interesse del cittadino-paziente non differisce di tre anni l’intramoenia. Una sanità che intende far prevalere l’interesse più debole, quello del cittadino, non si comporta così. Credo che questo provvedimento sia troppo economicistico, tra l’altro non risolve un problema (non lo ha risolto il Governo precedente e non lo risolve questo Governo).
Un piano di rientro che non sia soltanto su base finanziaria dovrebbe porsi il problema di una redistribuzione della quota capitaria che avviene, ancora oggi, sulla base di un criterio prevalente che è quello dell’anzianità della popolazione. Un piano di rientro che, da un lato, vuole evitare sperperi ed abusi ma, dall’altro, vuole riconoscere ed attuare l’articolo 32 della Costituzione, si pone anche l’obiettivo di riequilibrare le diversità.
Questo provvedimento, ancora una volta, si muove nella direzione di divaricare pezzi d’Italia. Non è applicando lo stesso metodo che si realizza la giustizia. La giustizia non è dare a tutti la stessa cosa, o mettere tutti nelle stesse condizioni; giustizia è riconoscere i punti di partenza, credo che questo piano di rientro non riconosca la diversità dei piani di partenza.
Si tratta di un problema sul quale tutti sorvolano, ma che io voglio sottolineare con molta serenità. Così come voglio far presente che alcune regioni, rispettando la legge precedente, avevano già nominato commissari ad acta per l’effettuazione dell’intramoenia. Oggi, quelle regioni stesse sono moralmente, e giuridicamente, abilitate a smantellare, e noi ci troveremo, tra quattro anni, a dover riprendere il discorso daccapo.
In conclusione, ritengo che il differimento dei termini non di un anno, ma sine die, rappresenti la logica che questo Governo pone nella considerazione della sanità.
D’altra parte, non posso dimenticare che, qualche settimana fa, il Presidente del Consiglio aveva ipotizzato la privatizzazione degli ospedali. Evidentemente, questo Governo riguardo alla sanità si avvia a varare un procedimento che dissangui coloro i quali, oggi, con affanno, tentano di stare all’interno di una logica europea nazionale; si avvia, evidentemente, a considerare la sanità privilegio di pochi e non diritto di tutti. Per questo, esprimo a nome del Partito Democratico una valutazione fortemente negativa, non sul piano di rientro, ma sulla logica che l’accompagna, e sul differimento dei termini dell’intramoenia.