26 Novembre 2010 – Teatro Eliseo – Roma

26 Novembre 2010 – Teatro Eliseo – Roma

Movimento Democratico
Intervento sul Federalismo
Teatro Eliseo – Roma
26 Novembre 2010
 
IL FEDERALISMO FISCALE…PROPOSTO DAL SUD
Il quadro federalista che si va delineando, nonostante manchino ancora le cifre, è questo: la riforma federalista, così come l’ha disegnata il Nord, mette il Mezzogiorno in una condizione di forte dipendenza finanziaria dal governo nazionale, spingendolo ad alzare la pressione tributaria per fare del Mezzogiorno un’area con fiscalità di svantaggio, pregiudicandone per sempre la possibilità di sviluppo……

Movimento Democratico
Intervento sul Federalismo
Teatro Eliseo – Roma
26 Novembre 2010
 
IL FEDERALISMO FISCALE…PROPOSTO DAL SUD
Il quadro federalista che si va delineando, nonostante manchino ancora le cifre, è questo: la riforma federalista, così come l’ha disegnata il Nord, mette il Mezzogiorno in una condizione di forte dipendenza finanziaria dal governo nazionale, spingendolo ad alzare la pressione tributaria per fare del Mezzogiorno un’area con fiscalità di svantaggio, pregiudicandone per sempre la possibilità di sviluppo.
Il federalismo fiscale ha tra gli obiettivi quello di legare il più possibile il gettito fiscale con l’effettiva spesa. In Italia ci sono imposte che sono mal distribuite sul territorio e altre che hanno una distribuzione simile a quella della popolazione. Logica avrebbe voluto che, per finanziare servizi sociali (sanità, istruzione, trasporti), si fossero intestate agli enti locali e alle Regioni in primo luogo le imposte con un gettito equilibrato e cioè l’accisa sui carburanti, l’accisa sui tabacchi e i proventi fiscali da giochi e lotterie ma, nulla di tutto questo: si è preferito puntare su Irap, Iva e Irpef.
Insomma, nella ripartizione della torta fiscale, si favoriscono le aree dove c’è più ricchezza dimenticando che, la spesa sociale è legata al numero di abitanti e non alla consistenza dei portafogli. Il risultato di tali formule è che le Regioni del Sud avranno un grado di autosufficienza lontanissimo dal 100% e dovranno coprire gran parte dei costi per sanità, istruzione e trasporti utilizzando l’autonomia tributaria e la perequazione.
Ma  la tutela dell’articolo 119 e, quindi la perequazione al 100%, è garantita soltanto per i servizi minimi essenziali, mentre la gamma delle spese regionali è più ampia!
C’è di più: tutte le Regioni avranno una leva fiscale a disposizione sull’addizionale Irpef (tre punti) e sull’Irap (cinque punti),  tuttavia, si immagina che ci sarà un livello intermedio di aliquota, che è quello di partenza, al di sotto del quale non si potrà andare perché ciò contrasterebbe con il senso di responsabilità che impone il federalismo fiscale.
Quindi alle Regioni del Sud sarà negata la possibilità di ridurre il prelievo fiscale sotto l’aliquota-base e noi amministratori meridionali saremo costretti ad utilizzare al massimo la leva fiscale.
Di fatto ci saranno due aree fiscali nel paese: una leggera ed un’altra pesante!
La riforma ha preso quindi una brutta piega per il Sud! Ma noi “terroni” del movimento democratico non ci diamo per vinti e diciamo che si può correggere la rotta se oltre allo standard sui costi se ne prevederanno altri due relativi alla qualità dei servizi ed alle tasse.
Noi democratici proponiamo qui, oggi, il meccanismo dei tre standards!
Il primo standard da rispettare è ovviamente quello dei costi, nato per combattere gli sprechi, sul quale non c’è alcun dubbio né opposizione da parte nostra!
Il secondo standard da misurare è quello dei servizi: non conta infatti solo che un servizio costi il giusto, ma anche che la sua qualità sia giusta, cioè che il servizio sia davvero utile per i cittadini.
Il terzo standard deve essere quello delle aliquote fiscali. Funziona così: se una Regione del Sud rispetta i costi standard (cioè quelli effettivamente praticati nelle tre Regioni prese come riferimento) e offre servizi sociali di qualità standard (ovvero simili a quelle delle tre Regioni di riferimento) allora – ecco il terzo standard – la sua pressione fiscale non può essere superiore a quella delle regioni-modello. In pratica si applicheranno le stesse aliquote Irap e Irpef delle aree-standard, sgravi compresi, e tutto l’eventuale mancato gettito delle addizionali sarà coperto dalla perequazione verticale, cioè garantita dallo Stato.
Così come la l.42 del 2009 ed i suoi decreti attuativi tutelano il costo standard, noi democratici meridionali, chiediamo la tutela degli altri due standards!
Certo, per una Regione del Sud inefficiente ed incapace di fornire servizi di qualità, non ci sarebbero vantaggi ma è proprio questo che vogliamo con l’introduzione del federalismo: distinguere fra buona e cattiva amministrazione. Con la formula dei tre standard si dà alle aree virtuose del Sud la possibilità di godere del medesimo trattamento tributario della parte più efficiente e sana del Paese e questo Sud che funziona, fosse anche rappresentato in prima battuta da una sola Regione, sarebbe comunque un modello ed una speranza per tutto il Mezzogiorno.
Da meridionale  sono profondamente convinta che il Mezzogiorno oggi ha un tremendo bisogno di un federalismo fiscale competitivo e virtuoso, molto più del resto del paese. Al Sud serve disperatamente una “scossa”. Demoliamo i luoghi comuni, primo fra tutti quello di un Sud che divora risorse pubbliche più del Nord!